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domenica 24 giugno 2012

Ristrutturazioni e bonus fiscali

Un bell'incentivo ai cantieri, una spallata al nero in edilizia e un grosso punto di domanda sul risparmio energetico. Il nuovo 36% – che il decreto sviluppo porta al 50% – avrà un impatto positivo su uno dei settori più colpiti dalla crisi, ma rischia di ridurre gli incentivi alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
Per capire perché, bisogna mettere insieme tutte le tessere del mosaico. Primo: dall'entrata in vigore del decreto e fino al 30 giugno 2013, la detrazione sul recupero edilizio passerà al 50%, e il limite massimo di spesa salirà da 48mila a 96mila euro. Secondo: la detrazione del 55% sull'efficienza energetica rimarrà in vigore fino alla fine di quest'anno, come già previsto, e poi si allineerà al 50% per i primi sei mesi del 2013, con piccole variazioni nella spesa massima agevolata. Terzo: sempre per effetto del decreto sviluppo, il nuovo 36% potrà essere usato già da quest'anno per i lavori finalizzati al risparmio energetico.
Il livellamento dei bonus
Di fatto, verrà meno la "gradazione" dei bonus, che finora sono stati strutturati secondo due livelli: uno base, destinato alle ristrutturazioni edilizie, e uno più ricco, riservato a un catalogo ben delimitato di interventi di efficientamento energetico (finestre, caldaie a condensazione, pannelli solari, coibentazioni di tetti e pareti). Si spiegano così le proteste delle sigle imprenditoriali più vicine al 55%, da Finco a Uncsaal, che fanno da contraltare alla soddisfazione dei costruttori rappresentati dall'Ance. Se si può avere il 50% senza dover raggiungere le prestazioni previste per il 55% – è il ragionamento degli scontenti – perché mai un proprietario poco consapevole dei risparmi sulla bolletta dovrebbe acquistare finestre o caldaie più performanti, ma più costose? O far certificare da un tecnico i lavori di coibentazione?
I paletti per l'efficienza
Per valutare davvero gli effetti delle nuove norme, comunque, bisogna capire a quali condizioni si potrà avere il nuovo 36% anche sul risparmio energetico. La norma che lo prevede è la lettera h) dell'articolo 16-bis del Tuir, e richiede comunque che il proprietario acquisisca «idonea documentazione» e dimostri di aver ridotto la bolletta energetica «in applicazione della normativa vigente in materia». Quale sia la documentazione, e quale la normativa da rispettare, per ora non lo sa nessuno, perché la norma doveva inizialmente entrare in vigore dal 2013 e non sono ancora state dettate indicazioni interpretative. Se per esempio si facesse riferimento alle regole previste per le nuove costruzioni, si imporrebbe una serie di parametri molto severi ai proprietari. Ma si potrebbe anche decidere di richiamare la normativa e la documentazione già prevista per il 55 per cento.
Forse si potrebbero anche accogliere le proposte di riforma del 55% suggerite dai tavoli «4E» coordinati dall'Enea, che suggeriscono di legare le detrazioni al miglioramento delle prestazioni energetiche globali dell'edificio, con qualunque tecnologia siano raggiunte. Solare termico, coibentazioni, pompe di calore, schermature solari o termoregolazione: tutto potrebbe essere agevolato, con questa impostazione, purché si arrivi a migliorare la classe energetica dell'edificio. Questo approccio permetterebbe anche di correggere la principale stortura del 55%, che in circa metà dei casi viene utilizzato per il la sostituzione delle finestre.
Il contrasto al sommerso
Se c'è un effetto sicuro, è quello che il decreto sviluppo avrà sui cantieri – soprattutto come acceleratore di quelli già avviati – e sul contrasto al lavoro nero. Tra il vecchio 36% e il nuovo 50% non c'è partita: la convenienza per i privati aumenta, e di molto, perché si attenua l'effetto dell'inflazione, che rosicchia inevitabilmente le somme restituite dal fisco nell'arco di dieci anni. A maggio l'Istat ha rilevato il 3,2%: con un livello come questo, su 10mila euro spesi nel 2012, con il 36% il proprietario si vedrebbe rimborsati – in termini reali – 3.040 euro da qui al 2022. Con il 50%, invece, l'importo supererebbe i 4.200 euro, avvicinandosi molto ai 4.600 euro garantiti dalla più ricca detrazione verde.
Lo stesso succede con i lavori in nero. Contro una detrazione del 50%, la proposta di interventi «senza fattura» diventa sempre meno appetibile, tranne che per i proprietari in crisi di liquidità, disposti ad accettare un piccolo sconto immediato in cambio di un bonus molto più grande distribuito su dieci anni. E le cose non cambierebbero molto neppure se dal 1° ottobre l'Iva in edilizia dovesse passare dal 10 al 12 per cento. Al contrario, con l'Iva maggiorata e l'inflazione oltre il 3%, il bonus vecchia maniera finirebbe per essere (forse) un po' troppo povero.
Tra presente e futuro
LE RISTRUTTURAZIONI
Un contribuente ha già avviato nella propria villetta lavori di ristrutturazione agevolati al 36% a marzo di quest'anno, pagando due bonifici d'acconto, pagando 30mila euro. Il cantiere è ancora in corso e si prevede che finisca entro l'autunno
I bonifici effettuati dopo l'entrata in vigore del decreto legge beneficeranno della detrazione del 50%, anziché di quella del 36 per cento. Resta da chiarire fino a quale limite di spesa: si potrebbero sottrarre dai 96mila euro agevolabili i 30mila già spesi, ma sono ipotizzabili anche situazioni diverse
LE FINESTRE
Il proprietario di un alloggio sta valutando se sostituire le vecchie finestre di casa con nuovi infissi isolanti
Fino alla fine di quest'anno valgono le classiche regole del 55%: si può avere la detrazione a patto di acquistare finestre che rispettano i limiti di legge e fare la pratica con l'Enea. In teoria, dall'entrata in vigore del decreto legge, però, il proprietario potrebbe scegliere di usare la detrazione del 50%, che ora agevola anche il risparmio energetico: la norma impone di però di acquisire «idonea documentazione» che andrebbe meglio precisata
LA CALDAIA
Un condominio ha deliberato qualche settimana fa di sostituire la vecchia caldaia a gasolio con un impianto a condensazione, abbinato a termoregolazione e contabilizzazione del calore. I lavori saranno effettuati prima dell'accensione del riscaldamento
L'intervento è agevolato al 55%, se i bonifici alla ditta vengono effettuati dall'amministratore quest'anno. Anche in questo caso, come per le finestre, si potrebbe avere anche il 50%, ma non è detto che la documentazione da acquisire sia diversa (o più leggera) rispetto a quella del 55%
I CAPANNONI
Un'impresa manifatturiera ha intenzione di ristrutturare il capannone in cui ha sede – intestato alla Srl – coibentando il sottotetto e sostituendo l'impianto di riscaldamento con una caldaia a condensazione
Per tutto il 2012 continuano a valere le regole del 55%, che non è solo detrazione Irpef, ma anche Ires: ne può beneficiare, quindi anche la Srl, che invece era esclusa dal 36%, ora 50 per cento. Lo stesso accadrà fino al 30 giugno 2013, con la proroga del 55%, sia pure ridotto a 50%. Dal 1° luglio dell'anno prossimo, invece, resterà la detrazione Irpef del 36%
 
Soluzioni Immobiliari

lunedì 18 giugno 2012

Il nostro partner per gli investimenti a Manhattan

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lunedì 11 giugno 2012

Condominio: distacco dall'impianto centralizzato

Il principio, più volte affermato dai giudici, è stato anche di recente ribadito dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 5331 del 3 aprile 2012 che ha confermato la nullità della delibera dell'assemblea che neghi al singolo condomino di staccarsi dall'impianto quand'anche il distacco avvenga senza ulteriori oneri per gli altri condomini.
«Il condomino – afferma la sentenza – può addirittura legittimamente rinunciare all'uso del riscaldamento centralizzato e distaccare le diramazioni della sua unità immobiliare dall'impianto termico comune senza necessità di autorizzazione o di approvazione da parte degli altri condomini». Attenzione, però, perché il distacco non lo esonera dal partecipare comunque alle spese per la conservazione dell'impianto, tra cui anche quelle per la sostituzione della caldaia centrale, stante la potenziale possibilità di riallacciare in futuro la sua unità immobiliare distaccata (Cassazione n. 7708/07).
Qualora poi, in ultima analisi, l'intera operazione si risolva in un aumento degli oneri in capo ai condomini che proseguono nel godimento del servizio comune, restano a suo carico anche quelle di gestione (combustibile compreso): al distacco deve seguire una diminuzione del costo generale del servizio, così che il condomino che rimane collegato all'impianto centralizzato non debba gravarsi, a conti fatti, anche della quota del condomino che si distacca.
Ed ancora: a rigor di logica, anche a seguito del distacco dalla rete condominiale, il singolo condomino continua comunque a percepire un beneficio dall'impianto centralizzato per irraggiamento derivante vuoi dal calore degli appartamenti confinanti riscaldati e vuoi dai tubi condominiali che attraversano la sua proprietà. Da qui il suo obbligo di riconoscere in ogni caso al condominio le spese dell'eventuale aggravio derivato alle spese di gestione, pari al maggior calore di cui beneficia il suo appartamento.
In presenza comunque delle condizioni predette, può dirsi definitivamente consacrato il diritto del condomino al distacco dall'impianto centralizzato, quand'anche il regolamento di natura contrattuale lo vieti, imponendo in tal modo all'autore del distacco l'onere di continuare a pagare tutte le spese del servizio. Le disposizioni del regolamento sono infatti meritevoli di tutela solo ove regolino aspetti del rapporto per i quali sussista un interesse generale dell'ordinamento. Tale interesse non sussiste in una clausola che impedisca il distacco dal servizio di riscaldamento centralizzato (ovvero lo condizioni all'obbligo del condomino di continuare a pagare le relative spese), perché – hanno stabilito i giudici supremi con la sentenza n. 19893 del 29 novembre 2011 – simile divieto sarebbe «espressione di prevaricazione egoistica anche da parte di esigua minoranza e di lesione del principio costituzionale di solidarietà sociale».
Risparmio energetico
Resta in ogni caso l'apparente incompatibilità delle pronunce (anche recenti) dei giudici con la normativa dettata in tema di risparmio energetico (Dpr n. 59/09), che non vede di buon occhio la contestuale presenza negli edifici di impianti centralizzati e di caldaiette autonome, proprio perché l'aggiunta di nuovi impianti, sebbene limitati solo ad alcune unità immobiliari, comporta un generale aumento di consumo energetico.
Se è vero però che uno dei presupposti che legittima il distacco è proprio quello che l'intervento non provochi uno squilibrio termico dell'impianto comune, tra tali requisiti deve darsi rilievo al risparmio energetico per cui, in pratica, il distacco diventa oggi realizzabile solo se sussistono motivi tecnici o di forza maggiore che lo giustificano: il tutto da accertarsi con apposita relazione tecnica

soluzioni immobiliari

lunedì 4 giugno 2012

Scenari Immobiliari: Il mercato globale

Residenziale
In molte aree continua a soffrire. È il caso della Spagna, della Grecia e della stessa Italia - dove però la contrazione delle compravendite al momento non si è ancora tradotta pienamente in un calo dei prezzi -, ma anche di Irlanda, Portogallo o ancora la Cina, dove il boom immobiliare sta lasciando il posto alla discesa dei valori. Il settore ha non poca rilevanza se si pensa che solo in Italia, il valore delle operazioni nel residenziale nel 2011 è stato di 92,7 miliardi di euro e dovrebbe arrivare a fine 2012 a 94 miliardi (rispetto ai 115 miliardi del fatturato totale del mattone), mentre nell'Europa a 27 il fatturato è stato di 556,5 miliardi lo scorso anno, non lontano dai 590 miliardi di euro degli Stati Uniti (700 miliardi in tutta l'America del nord). Qui tornano a comprare proprio gli italiani, concentrandosi su New York.


Uffici Il 2011 è stato un anno positivo per il mercato degli uffici a livello globale. Nei mercati in crescita la domanda è in perenne aumento. Pechino ha registrato un +75% dei canoni di locazione per uffici "prime" ed è al quarto posto nella classifica mondiale per costi di occupazione, seguita dal +41% di Mosca.
In generale, l'incremento più rilevante è stato registrato nel l'area Asia-Pacifico con +8%, seguita dalle Americhe con +4% e infine dall'area Emea (Europa, Middle East e Africa) con una variazione positiva dell'1%. Hong Kong si conferma la location più costosa al mondo (2.026 euro/mq/anno), seguita da Londra West End (1.978 euro/mq/anno) e da Tokyo (1.635 euro/mq/anno), confermando le prime tre posizioni del 2010.
Per il 2012 la domanda rimarrà forte in Brasile e la polarizzazione di Nord e Sud America sarà sempre più evidente.  Debole il Messico, in crisi invece Cile e Colombia.
Nel Nord America, San Francisco ha registrato un'elevata crescita dei canoni grazie alla domanda per il settore tecnologico.

Retail
Il focus degli operatori del segmento è sempre più incentrato sul l'Asia. Guardando all'Europa, l'area registra una buona tenuta dei valori nelle strade di lusso. Ma i retailer dove cercano nuovi spazi? Il Regno Unito con il 56,7% delle presenze di retailer intenazionali si conferma in testa alla graduatoria, seguito dagli Emirati Arabi (53,1%) e dagli Stati Uniti (50,3%). La Spagna guadagna posizioni collocandosi quarta con il 47,5%, seguita dalla Cina (47,2%).

Logistica
Il primo trimestre 2012 ha già evidenziato una maggior cautela per investimenti e locazioni.Il settore è divenuto  sempre più globale, accomunato dalla ricerca della qualità e di spazi moderni.
Tracciando le tendenze fino al 2020,si può  sottolineare che tra i mercati emergenti Cina e India aumenteranno gli scambi con l'Europa. La Turchia occupa una posizione strategica tra Europa e Asia, e potenzialmente avrà il ruolo di facilitare gli scambi: Istanbul, porta di entrata del Sud Europa dall'Asia, insieme al Canale di Suez, subirà forti pressioni. Questo trend, abbinato alla crescita economica e manifatturiera dell'Est Europa, impone investimenti nelle infrastrutture. Anche perché da qui al 2020 sarà notevole la crescita dei consumi in Europa. Con Inghilterra e Francia, primi Paesi per spesa, seguiti a breve distanza dalla Polonia. Romania e Repubblica Ceca saranno i Paesi emergenti nell'area dell'Est. La crescita porterà con sé la necessità di catene di distribuzione in questi Paesi e di uno sviluppo dei mercati della logistica.

Soluzioni Immobiliari